Luglio 27, 2019

La celiachia è sempre più diffusa, come riconoscerla

Sempre più frequentemente si sente parlare di celiachia e di intolleranze al glutine, si stima che circa l’ 1% della popolazione europea sia celiaco.  Sembra essere diventato il male del secolo, ma già nel primo secolo d.C. il medico latino Celso iniziò a introdurre il termine “celiaco” per indicare una malattia diarroica. Solo nel Novecento si stabilì la connessione tra la patologia e i cereali.

Ma che cos’è la celiachia? 

È un’intolleranza permanente di un individuo al glutine. Il glutine è una proteina contenuta in alcuni cereali come il frumento, la segale, l’orzo e l’avena.

L’ingestione da parte di un soggetto celiaco di glutine provoca un’enorme risposta immunitaria, sopratutto a livello intestinale determinando una risposta infiammatoria dei villi intestinali.

Nel corso dei secoli sono state selezionate oltretutto, tra le diverse specie di cereali, quelle con una maggiore quantità di glutine, pur essendo una proteina a scarso valore nutrizionale. Questo  perché il glutine conferisce caratteristiche di elasticità agli impasti che hanno agenti lievitanti o danno una maggiore  resistenza alla cottura di pane e pasta.

Negli anni l’intensificarsi della richiesta e il trasformarsi delle aziende alimentari hanno esasperato questa selezione, ottenendo così semi con un contenuto di glutine pari al 50% delle proteine totali. Alla base della risposta infiammatoria dell’intestino, c’è anche una componente genetica che è la vera responsabile del problema.

I geni del sistema HLA (Human Leucocyte Antigen), individua infatti il glutine, come elemento estraneo e nocivo, nei soggetti predisposti alla celiachia, innescando una risposta immunitaria. Vengono attivati i linfociti T  che liberano delle sostanze tossiche, le citochine, che a loro volta attivano i linfociti killer. In mancanza di un vero e proprio bersaglio, infatti, questi, indirizzano la loro azione distruttiva sulle pareti dell’intestino modificandone progressivamente e danneggiandole, rendendo l’intestino incapace di assorbire altri nutrienti.

I sintomi della malattia sono molteplici, diarrea, distensione addominale, inappetenza, vomito, alterazione dello smalto dei denti, frequenti afte in bocca, astenia, crampi addominali e alterazioni dermatologiche.

Come si arriva alla diagnosi?

Innanzitutto si procede inizialmente contest sierologici per evidenziare la presenza di anticorpi. In secondo step si procede poi con la biopsia dei tessuti.

Recentemente è stato  messo in commercio un kit di autodiagnosi, il Xeliac test,  reperibile in farmacia, basato sulla ricerca di Anticorpi anti-Transglutaminasi di classe IgA (tTG), che rappresentano un’ottima base per iniziare ad intraprendere indagini più approfondite per la diagnosi della malattia.