Gennaio 11, 2019

Il fenomeno delle start up in montagna

montagna

L’Homo Sapiens, nelle sue massime espressioni artistiche ma soprattutto architettoniche, non ha mai esitato dall’esprimersi nemmeno di fronte luoghi impervi e di altura. In Piemonte vi è una grande testimonianza del passato medievale che è la famosa Sacra di San Michele.Costruita da abile mano artigiana a quasi 1000 metri di altitudine. Così un altro esempio può essere tutto quel processo di incastellamento di antichi feudi che segnava il potere dei signori del luogo nonché punto di vedetta e tutela dei propri confini. Prima degli odierni mezzi di trasporto il commercio fra i paesi di montagna era caratterizzato da uomini che si muovevano a dorso di mulo e ancor prima dai cosiddetti vaticali (da viaticum).

Uomini dediti alla fatica e al sacrificio contro le difficoltà dei percorsi montani. Il “fare impresa” in montagna, tenendo conto delle varie sfumature che si possono intendere con questo termine, se nel passato era dettato prevalentemente dalle costruzioni, negli ultimi anni sta assumendo nuove forme che affiancano o sostituiscono quell’economia di sussistenza tipica delle zone montane. Sembra stia avvenendo un processo inverso alla spopolamento avvenuto fino agli Anni 80. Un ritorno dettato anche da una generazione che vede nella montagna la possibilità di nuovi stili di vita e di lavoro. La rivista online di business Millionaire nel settembre 2017 ha raccontato alcune storie di giovani che hanno scommesso su nuove start up da realizzarsi proprio in alta quota: Sentier Adventure Gear, creata da Andrea Signoretto, oggi nel Polo Meccatronica di Rovereto, propone un trolley da bici, sperimentato sul campo. Preskige, di Eugenio Marsaglia ed Enrico Barotti, è una piattaforma per imparare a sciare con grandi maestri. Nevexnnasce da un’idea di Francesco Besana e realizza una macchina che trasforma l’acqua in neve, grazie al sole. Snoslicius-Cucina itinerante ad alta quota è un gatto delle nevi, trasformato in ristorante da Andrea Campi.

Nell’articolo, su Millionaire di settembre, vi sono anche delle pratiche informazioni su chi aiuta a fare impresa in montagna: a Torinoè nato il nuovo sportello per l’imprenditoria nelle alte terre del Piemonte, “Vado a vivere in montagna”. In via Maria Vittoria 38, dove previa prenotazione, tutti i giovedì i neo montanari sfilano con i loro progetti, dalle 10:00 alle 17:00. Quindi, Si può fare impresa anche lontano dalle grandi città, in zone montuose? Vette e pascoli vi ispirano relax? Non a tutti: c’è chi in montagna fa impresa, all’insegna della tecnologia. Sono giovani, hanno voglia di lavorare e hanno ben chiaro un concetto: anche le regioni montane possono offrire ecosistemi favorevoli per avviare una startup e concretizzare idee di business innovative.

A Innovalp 2018 Festival della Montagna tenutosi a Tolmezzo a marzo 2018, Mauro Savioamministratore di Modulblok, azienda leader nella realizzazione di tecnologie e sistemi per l’immagazzinaggio e la logistica evoluta ha affermato che «per avere un futuro la montagna ha bisogno di imprese, aziende che si assumano la responsabilità sociale di offrire opportunità per chi in montagna vuole continuare vivere».

Anche Mario Zearoa.d. di Plan Health, ha sottolineato che: «la presenza della banda larga, estesa su tutto il territorio della montagna, potrebbe permettere ad un ricercatore di lavorare direttamente da casa, mantenendo la popolazione in loco e continuando a rendere attrattivo vivere qui». Sempre all’interno della stessa manifestazione Marco Felicidg di Bodino Engineering: «se è vero che i falegnami si trovano vicino alla materia prima, è chiaro che è qui che si può fare impresa sviluppando l’ingegneria del legno. Questa è un’opportunità che potrebbe diventare un asset della montagna se, accanto ad essa, ci fosse anche la volontà pubblica di sostenere l’avvio di una filiera di produzione come già accade all’estero e, come per secoli, è avvenuto su queste montagne che rappresentavano uno dei principali bacini di approvvigionamento dei cantieri navali veneziani».

Le nuove generazioni stanno tornando a investire facendo riferimento al settore primario come primo fronte sul quale creare reddito. Si torna a fare impresa in montagna e chi punta sulla terra è consapevole di alcune novità rispetto al passato, tra cui i cambiamenti climatici che favoriscono le attività in altura più che in passato. Le nuove imprese non si limitano a produrre e a mettere il prodotto non lavorato sul mercato. Sanno che per fare reddito, per far vivere una o più famiglie, devono fare filiera, cioè trasformazione e vendita, non solo diretta. Importante in questo processo è la sinergia che si può creare fra attività produttiva (come quella agricola) e il turismo. Alberghi diffusi nei borghi e agriturismi interessano sempre di più le aree montane.

In ultimo, importante è il legame tra pubblico e privato. Nelle aree interne del Paese, il Comune diventa il luogo fondamentale per mettere in moto processi di sviluppo e facilitare la nascita di nuove imprese. Così deve essere. Nuove generazioni, under 35 che vogliono creare un’azienda agricola moderna e capace di stare sul mercato, devono vedere nelle istituzioni un luogo amico e non un’interfaccia burocratica che mette paletti e fa fare troppa carta.

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